Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.

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Morus alba

08.04.2022
Natura in città   Schede botaniche   Sentiero di Gandria

Chi non conosce il gelso, l’albero della seta, la cui sagoma capitozzata e i rami a ventaglio contraddistinguevano le campagne ticinesi. Nell’ottocento i contadini non potevano farne a meno, era più importante del melo e del noce, superato per rilevanza soltanto dal castagno. Oggi i gelsi sono spariti dai poderi di una volta, ma dopo oltre un secolo di coltivazione intensa sopravvive inselvatichito qua e là. Libero dalla potatura a capitozzo e quasi irriconoscibile, cresce lungo Sentiero di Gandria.

Il nome del genere equivale al termine latino morus, in allusione ai frutti scuri di alcuni gelsi (in particolare quelli del gelso nero, Morus nigra), l’epiteto specifico alba, ovvero bianco, si riferisce alla colorazione spesso biancastra dei frutti del gelso comune. In italiano si chiama gelso bianco, gelso comune, moro bianco o, in dialetto ticinese e lombardo, moròn.

 

Il gelso bianco è un arbusto o alberello della famiglia delle Moraceae che raggiunge 10 m di altezza. La corteccia in gioventù è grigio-ocra e quasi liscia, poi bruna e solcata longitudinalmente. Le foglie hanno un picciolo lungo 2-3 cm e sono ovali, un po’ cuoriformi alla base, spesso irregolarmente lobate sui polloni, tenere e lucide sulla pagina superiore, con qualche pelo sulla pagina inferiore in corrispondenza delle nervature o con ciuffi di peli tra di esse. I fiori sono generalmente unisessuati, poco appariscenti e adunati in piccole spighe dense lunghe 1-2 cm. Il frutto è una mora carnosa, biancastra, rosa o violetta, lunga fino a 2.5 cm, zuccherina e piuttosto insapore. Fiorisce tra aprile e maggio.

 

Specie originaria dall’Asia orientale, è stata introdotta in occidente durante il Medioevo e coltivata nel nord Italia e in Ticino già a partire dal quattordicesimo secolo. A volte si inselvatichisce nei boschi alluvionali e lungo i margini boschivi, in luoghi dal suolo fresco, profondo e permeabile, senza ristagni d’acqua, dai fondovalle fino a circa 700 m di altitudine.

 

Il gelso bianco è celebre poiché fornisce cibo al baco da seta (la falena Bombyx mori), il cui bozzolo è costituito da un filo di seta ininterrotto, lungo fino a 900 m. La scoperta della seta pare risalga al 2700 a.C. in Cina. Anche in Ticino, soprattutto nel Sottoceneri, era ampiamente coltivato fino agli inizi del ‘900. Con la potatura a capitozzo, si ottenevano abbondanti foglie di grandi dimensioni facilmente accessibili da terra. I bozzoli prodotti nelle case ticinesi, una volta filata la seta grezza nelle numerose filande del Luganese e del Mendrisiotto, rifornivano i mercati del nord Italia, allora ai vertici della produzione mondiale di seta assieme a Cina e Giappone.

 

Oltre al suo utilizzo nella bachicoltura, le radici e le foglie del gelso bianco erano utilizzate per le loro proprietà diuretiche, purgative, immunostimolanti, antiasmatiche, espettoranti e lenitive dei disturbi gastro-enterici. I frutti, seppure difficilmente conservabili, sono commestibili e possono essere confezionati in sciroppi e marmellate. Il legno, resistente all’acqua, era utilizzato per la fabbricazione di oggetti come secchi e barili. Negli ultimi anni dalle nostre parti si è ricominciato a piantare i gelsi bianchi come alberi ornamentali o per fornire ombra alle strade e ai parcheggi, forse in allusione nostalgica all’importanza culturale ed economica dell’albero nel Ticino di una volta.

 

Testo e foto: Nicola Schoenenberger
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Morus alba, Sentiero di Gandria
Morus alba, Sentiero di Gandria
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