Lo spaccasassi

Ci sono alberi particolarmente belli per il loro tronco. Quando sono spogli, durante l'inverno, è il momento migliore per ammirarli. Tra questi si annovera lo spaccasassi che troviamo lungo il Sentiero di Gandria, proprio in mezzo ai sassi.

Sono le radici, talmente forti da riuscire penetrare nelle fessure delle rocce e sgretolarle, a valergli il nome di spaccasassi. Il Celtis australis L., questo il suo nome botanico, è un albero originario dell’area mediterranea e dell’Asia occidentale della famiglia delle cannabacee. In Ticino è poco frequente, lo si trova soprattutto nel Sottoceneri (a Gandria e Cureggia, sul Monte Caslano, sull’Arbostora…) in luoghi caldi, esposti a meridione, raccolto in piccoli gruppi.
Lo spaccasassi è un albero resistente all’inquinamento atmosferico, adattabile a qualsiasi tipo di terreno e di esposizione, cresce rapidamente, fa molta ombra ed è longevo (può vivere fino a 600 anni). Per queste sue caratteristiche è considerato un albero facile e viene utilizzato per creare alberature stradali, ma anche per operazioni di rimboschimento su scarpate e terreni difficili.
La corteccia liscia, di color grigio quasi metallico, conferisce allo spaccasassi un aspetto elegante e in passato veniva utilizzata per tingere il cuoio di giallo, le radici per tingere la lana. Il suo legno, molto robusto e flessibile, era impiegato per fabbricare remi, parti di carri e carrozze, ma soprattutto fruste. Lo spaccasassi era sfruttato anche per cacciare i tordi, attirati fatalmente dalle sue bacche.
I numerosi utilizzi legati allo spaccasassi, abbinati alla sua presenza sporadica in Ticino, fanno pensare che si tratti di una specie archeofita, cioè introdotta dall’essere umano in tempi antichi.
Oltre a spaccasassi, questo albero vanta innumerevoli nomi popolari. Il più usato è bagolaro, nome che probabilmente deriva dal suo frutto nero, detto bagola o bacca mangereccia. Ma viene anche chiamato “albero dei rosari” perché i suoi semi erano utilizzati per costruire le collanine del rosario. O ancora “arcidiavolo”. Secondo una leggenda popolare fu il diavolo a portare sulla terra quest’albero. Nella sua caduta dal Paradiso pare stringesse tra i suoi artigli proprio un ramo di bagolaro che proliferò sulla terra serbando però traccia della diabolica origine nella curiosa forma delle foglie, appuntite e ricurve come artigli.
A Lugano, oltre a crescere spontaneamente nei luoghi citati, è coltivato. Ne si trova un bell’esemplare in cima alla Scalinata degli Angioli e tre esemplari piantati da poco vicino al padiglione Conza.

 

Consulta mappa di distribuzione di Info Flora e la scheda botanica di Acta Plantarum.

 

Segnalazione Sofia Mangili e Nicola Schoenenberger
Foto di Sabrina Montiglia e Salvatore Vitale

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