L'odeur de mon pays était dans une pomme. Dal diario di Maurizio

02.02.2021

Ho sempre pensato che per avere un buon radicamento in un territorio fosse necessario percorrerlo e frequentarlo almeno fino alla distanza di una giornata di cammino, conoscere il nome delle montagne, dei fiumi e dei venti, distinguere le principali varietà di piante e di erbe, farsi raccontare le storie dagli anziani, storie di vita, di lavoro, di speranze. Ora che sono in pensione ho la fortuna di poter approfondire questi aspetti e trovare in loro una mia appartenenza. La mia visione si avvicina a quella espressa da Ingold1: una sorta di animismo che non è una religione o una credenza proiettata su piante e animali, ma è un modo di abitare questa terra, riconoscendo che è generata continuamente da relazioni, che ad ogni istante creano vita ed esistenza e nelle quali cerco di trovare il mio posto tra loro.

 

Le abbondanti e regolari nevicate di quest’anno hanno ricoperto la nostra regione fino a basse quote. La neve e l’aggravarsi della pandemia mi hanno fatto sospendere i contatti con le persone per la mappatura delle antiche varietà di alberi da frutto. Così, senza attrezzature particolarmente sofisticate, ma con un collaudato paio di racchette da neve, con alcuni amici abbiamo percorso buona parte del crinale del bacino idrografico del Cassarate: dal monte Bigorio al monte Bar, sulla cresta del Gazzirola e sulla cima di Foiorína. Salendo verso il San Lucio mi sono concentrato a mantenere il ritmo e, come spesso succede quando vado in montagna, ho rivolto lo sguardo dentro di me pensando al senso della vita. Aiutato dalla bellezza che mi stava attorno, conclusi che il senso della vita è la vita stessa. Mi piaceva questa conclusione per me nuova. Mi fermai soddisfatto, guardai i miei compagni intenti ad avanzare, le montagne, il paesaggio, la neve candida. Ripresi a camminare e sentii che dovevo fare un passo successivo: ma io cosa voglio farne ora della mia vita? Il sambuco incontrato sulla cresta del Matarón e i vecchi meli incrociati nella campagna di Certara mi furono di conforto e mi confermarono una rotta, che malgrado non risolva i grossi problemi dell’umanità e non contribuisca a farci uscire dalle miserie politiche e culturali in cui siamo finiti, rafforza le mie illusioni che lavorare sulle vecchie varietà di alberi da frutto non sia solo una via di fuga consolatoria e individualista.

 

Quando in novembre ero stato a Grancia alla ricerca di un grosso cachi che mi era stato segnalato, nella parrocchiale avevo raccontato cosa stavo facendo ad alcune donne che pulivano la chiesa. A una signora meridionale erano brillati gli occhi mentre mi parlava del suo paese e della Mela Annurca2. Lo stesso brillio che ho visto negli occhi degli innestatori di Sonvico e di Cadro che mi mostravano le loro piante e in quelli del contadino incontrato in un mercato in Marocco, che trasportava sulla sua malconcia bicicletta alcune viti da mettere a dimora e mi parlava dei suoi fichi. La stessa luce che sicuramente si ritrova negli occhi dei contadini delle montagne del sud-est messicano o delle campagne del Rojava. Speranze, desideri e valori comuni a tutte le persone che vogliono vivere del loro lavoro in pace e con dignità, tessendo relazioni rispettose con la natura e con l’umanità che ne è parte.

 

Sarebbe bello che ognuno valorizzasse le cose importanti presenti nel proprio paese, elementi che hanno un valore universale e possono essere condivisi da tutti, come fattori di comunione di conoscenza, di solidarietà e di rispetto reciproco, senza disprezzare ciò che è diverso o che proviene da altri territori. L’odeur de mon pays était dans une pomme3: potrei utilizzare il verso di una poesia come titolo di un manifesto per costruire nuove relazioni tra le persone, basate sulla valorizzazione delle particolarità di ognuno e sulla curiosità e la meraviglia di conoscere ciò che è altro da noi.

 

Il mio interesse per gli alberi ha trovato vigore nell’esortazione di João Pedro Stedile, leader dei Sem Terra, il movimento contadino brasiliano, quando ci ammoniva che era il tempo di piantare alberi e non insalata. Anch’io vorrei essere concreto e definire quali sono le mie urgenze in questo momento. La risposta è immediata e riguarda una serie di varietà di meli che vorrei innestare e mettere a dimora per salvaguardarli dalla scomparsa e preservarne il sapore e la fragranza: il melo di Óa, quello di Cainéll e l’albero monumentale di Pomìn Róss in Valésgia.

 

Per me piantare un albero è un gesto che esalta l’essenza di un territorio, permette di tessere nuove relazioni, crea habitat, cuce legami con il passato e dà forma al futuro. Un gesto che può dare senso alla mia vita. Sento l’urgenza di farlo. La neve di gennaio mi ha portato gioia e bellezza, ma ha anche stroncato diverse vecchie piante. Il peso della neve ha divelto alcuni alberi antichi. Non dobbiamo perdere tempo, se vogliamo salvarci dobbiamo procedere subito nella giusta direzione.

1 Ingold, T., 2006. Rethinking the animate, re-animating thought. Ethnos71(1), pp.9-20

2La Melannurca Campana IGP è presente in Campania da almeno due millenni. La sua raffigurazione nei dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano e in particolare nella Casa dei Cervi, testimonia l’antichissimo legame dell’Annurca con il mondo romano e la Campania felix in particolare. www.melannurca.it, consultato il 2 febbraio 2021)

3 Il verso di Lucie Delarue-Madrus è anche il titolo dell’omonima poesia. Era stato trascritto dal regista Villi Hermann in una sua lettera ai genitori. Vedi il suo documentario Scegliere a vent’anni, CH, 2017, che tratta della guerra d’Algeria e dei renitenti francesi fuggiti in Svizzera.

Maurizio Cerri
Lugano e la piana del Vedeggio ripreso dal monte Bigorio
Vista dalla cima di Foiorína, sullo sfondo il Monte Rosa
Cima di Foiorína, le Alpi sullo sfondo
Gli alberi spogli nei pascoli innevati dell'alpe di Pianca Bella disegnano arabeschi
La Renetta Champagne della scuola dell'infanzia di Sonvico divelto dal peso della neve
Il Gazzirola da Cimadera
Meli nella campagna di Sonvico stroncati dal peso della neve
Il cachi monumentale di Grancia con il segno d'innesto

Scopri la natura in città, gli alberi da frutto di antiche varietà, le piante rare del Sentiero di Gandria, i giardini tematici e i nostri progetti, vecchi e nuovi.





Aiuole perenni   
Alberi urbani   
Fauna urbana   
Flora urbana   




Frutteti urbani   
Zucche, orti e giardini   
Giardino degli odori   
Un orto in centro città   


A piedi lungo il fiume   
Farfalle in città, concorso   
Il giardino in città, concorso   
Il verde che arreda   
L'acqua del rubinetto è buona   
Pirateria botanica