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Le custodi delle fragole
Oggi desidero presentarvi la riscoperta di una rosacea dal carattere certamente più timido e discreto rispetto a quello delle rosacee che siamo soliti raccontare, ovvero melo, pero, ciliegio, susino e albicocco. Quest’ultimi sono tutti veri e propri alberi da frutto, mentre io vi voglio raccontare la storia di una piccola popolazione di piante striscianti che quasi un po’ per magia è riuscita a porre saldamente le sue radici in un campo del Brè per deliziare i palati di chi, con dedizione, ha ricominciato a coltivarle.
Stiamo parlando di una fragola, ma non di una fragola qualunque, della fragola del Monte Brè che si riconosce per i suoi “frutti” di dimensioni medio grandi, per la loro particolare carnagione chiara, delicatamente sfumata di rosa e il loro aroma pronunciato. Frutti di cui avevamo già ricevuto segnalazione nel 2021: “dal Brè, un tempo arrivavano sui banchi del mercato di Lugano, anche delle fragole buonissime che si conservavano però poco, fragole che ormai sono scomparse”. Potete immaginare la mia gioia quando a fine giugno di quest’anno, in visita a Manuela Bernasconi e Palma Balmelli per una restituzione dati e una raccolta ciliegie, tra le chiacchiere è emerso che nel loro frutteto, dove siamo soliti visitare gli alberi (vedasi post Pom rosé), loro hanno ripreso la coltivazione famigliare di una popolazione di queste fragole.
Loro stesse erano molto emozionate quando un po’ per caso hanno scoperto che nel campo crescevano ancora le fragole della nonna Angiolina Taddei. “Nei miei pensieri rivedo me stessa bimba nel campo di fragole della nonna Angiola e lei china a raccogliere i frutti per venderli al mercato”, racconta Manuela. Parlando con me delle fragole le sono tornate alla memoria le parole della nonna che le diceva: “ca, fa tenzión a miga schiscià i magiostri” e così è riemersa anche una denominazione locale di questi frutti!
“Quando è morta la nonna, riporta Manuela, un signore si è occupato del prato e ha tagliato via tutto”. La mamma di Manuela pensava che le fragole fossero andate perdute per sempre. Solo anni dopo, camminando per il campo, Manuela ha ritrovato due piantine vive e vegete a fruttificare! Così si è subito apprestata a moltiplicarle.
Oggi in famiglia i frutti sono molto apprezzati per il loro colore “rosa pallido” e per la qualità della polpa. “Sono profumatissime, l’unico inconveniente è che non si conservano a lungo, bisogna mangiarle subito”. Attualmente la nipote di Manuela, Jessica, si è organizzata con delle cassette dedicate alle coltivazione e alla custodia delle fragole che un tempo coltivava Angiolina.
Questa storia ci racconta come la conservazione, per compiersi, abbia bisogno di forza e determinazione quanto di delicatezza e sensibilità. Il lignaggio femminile del Brè ha tramandato con affetto e cura una piccola storia di generazione in generazione, permettendo a questo legame di rifiorire forte e protetto.
Muriel Hendrichs, l’alberoteca
Gruppo di lavoro per la mappatura delle antiche varietà di alberi da frutto sul territorio di Lugano




